Una raccolta di Hall & Oates è il mio disco dell’estate. Sì, avete capito bene, stronzetti indie…ridete pure...
“Private eyes” è una presenza fissa nella penna mp3 che porto al collo quando vado in bici.
Hand clapping mentre pedalo seguendo il ritmo: “private eyes – clap clap – they’re watching you – clap clap – they see your every move..”. Tolgo le mani dal manubrio, rischio di sbandare e di farmi male sul serio, ma credetemi, non riesco proprio a farne a meno.
Al di là dei revival Hall & Oates sono dappertutto (Ok Go, Phoenix, vogliamo parlarne?) e non soltanto nelle colonne sonore dei film dove il Richard Gere degli anni '80 fa il gaggio con le tipe.
Musica nera fatta da bianchi. Musica commerciale. Quel cazzo che volete, tanto io non devo convincervi di niente. Rinfacciate il successo a qualcun altro.
“oh oh oh here she comes, she’s a maneater…a fuoco nelle mie orecchie mentre mi alzo sui pedali e affronto la salita – questo è il mio doping.
Umberto Eco la definirebbe “musica gastronomica” che serve solo a soddisfare i palati.
Benissimo il mio è un palato finissimo. Trust a pirla.
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