mercoledì 30 agosto 2006

Parliamo di un capolavoro assoluto: “Gentlemen” degli Afghan Whigs.
A 19 anni ti piace perché é rock’n’roll, a 30 diventa uno dei testi sacri come Blood On The Tracks, White Light White Heat White Trash e 2 dei Black Heart Procession, uno di quei dischi che impari a memoria come fa un credente con le preghiere.
Leggi tra i testi per trovare qualche frase che s’attagli alle tue relazioni andate in frantumo nel corso degli anni e la trovi sempre.
“You got indecision and indecision is my enemy”.
Tutto il disco é amore spirituale contro amore sensuale. Quasi mai uno scontro ad armi pari. Spesso alla fine vince solo l’astio ma è un campionato vinto sul campo (non come quelli che vince l’Inter…); é l’amore che non riesce ad andare al di là delle contingenze carnali (“she wants love and I still want to fuck”) oppure é puro e semplice livore distillato.
“I’ve got a dick for a brain and my brain is gonna sell my ass to you”.
Può tanta animosità portare a una catarsi? Non credo proprio. Diciamo che non si tratta esattamente di un saggio sulla mistica dell’amore. Non è il disco ideale per quegli uomini che non chiedono mai ma lo è per quelli che non smettono quasi mai di essere tali, nel bene e soprattutto nel male.
“Tonight I go to hell”.
Greg, sei un grande.

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