As soon as you're born they make you feel small
By giving you no time instead of it all
Till the pain is so big you feel nothing at all
A working class hero is something to be
A working class hero is something to be
They hurt you at home and they hit you at school
They hate you if your clever and they despise a fool
Till you're so fuc.king crazy you can't fallow their rules
A working class hero is something to be
A working class hero is something to be
When they've tortured and scared you for 20 odd years
Then they expect you to pick a career
When you can't really function you're so full of fear
A working class hero is something to be
A working class hero is something to be
Keep you doped wit religion and sex and TV
And you think you're so clever and classless and free
But you're still fuc.king peasants as far as I can see
A working class hero is something to be
A working class hero is something to be
There's room at the top they are telling you still
But first you must learn how to smile as you kill
If you want to be like the folks on the hill
A working class hero is something to be
If you want to be a hero just follow me
If you want to be a hero well just follow me.
giovedì 20 novembre 2008
giovedì 13 novembre 2008
martedì 4 novembre 2008
Guardando i tg della sera mi sono accorto di una cosa: oggi é festa nazionale! E' il “Giorno dell’Unità nazionale” e contemporaneamente la “Giornata delle Forze Armate”! Ricorre l'anniversario della fine della 1^ Guerra Mondiale e la celebrazione della giornata delle Forze Armate. Come mai tanta eco mediatica per una "festa" costata alle casse dello stato circa 750mila euro? Com'é che per il 25 aprile la maggioranza del parlamento manco festeggia? Com'é che durante le celebrazioni dell'8 settembre il nostro ministro della difesa ha elogiato pubblicamente la divisione Nembo, il battaglione di paracadutisti che combatterono al fianco della quarta divisione Lutwaffe contro le truppe alleate sbarcate ad Anzio? Sono un povero ingenuo, la verità. Anzi, mi piace far finta di esserlo. Il disegno politico é chiarissimo e sotto gli occhi di chi ha voglia di soffermarsi a guardarlo. Una quarantina di stronzi squadristi scende dai camion con le mazze tricolori e si mette a randellare dei liceali in piazza Navona. Qualche giorno dopo gli stessi scavalcano indisturbati i cancelli della sede Rai per menare chi ha chiesto di denunciarli. Mentre Gianpaolo Pansa é sempre nella top ten dei libri venduti. Li chiamano "ultrà di estrema destra". Perché si vergognano a chiamarli fascisti?
L'altra mattina ho seriamente rischiato di venire alle mani con l'autista di un tir. All'altezza di Cormano mentre mi stavo immettendo nella corsia in direzione A8 ho sentito una trombata di clacson provenire da dietro accompagnata da ripetuti colpi di fanali abbaglianti. Prima ancora che avessi il tempo di realizzare un motivo vedo il tir affiancarsi alla mia Toyota Corolla aziendale con un tizio che si sporge fuori dal finestrino gesticolando e sbraitando. Ancora assonnato, con la pressione bassissima, faccio segno al conducente del bilico che non capisco e con le braccia gli faccio segno di non capire. Questo la prende male: campa il tir in mezzo alla strada, tira il freno a mano e scende dirigendosi verso di me con fare minaccioso. Pochi secondi per realizzare che sta per scoppiare una merda. "No, dai - penso - mi tocca darmi alle sette del mattino...". Il tracagnotto si avvicina urlandomi qualcosa in una lingua a me incomprensibile (forse dell'est) e apre la portiera della mia macchina spronandomi a scendere dal veicolo. Mentre scendo mi preparo a partirgli secco. Carico il pugno aspettando che sia lui a fare la prima mossa a mio rischio e pericolo. Lui non mi tocca e mi dice in italiano una cosa del tipo: "tu sei fuori di testa...". Io gli riferisco quanto segue: "non rompermi i coglioni. Non hai visto che ho messo la freccia?! Che cazzo vuoi dalla mia vita?!". Nel frattempo mi rendo conto che il suo tir sta praticamente bloccando tutto il traffico. Mentre siamo lì che ce la spieghiamo ad alta voce mi accorgo di qualcun'altro che urla e clacsona. Scendono dalle macchine altri due tizi minacciosissimi che si rivolgono al camionista apostrofandolo così: "o extracomunicatario di merda, leva quel cazzo camion di mezzo che dobbiamo andare a lavorare noi! Torna al tuo paese, pezzo di merda!". Il tizio manda a stendere anche loro ma forse percepisce il pericolo e se la fila alla veloce. Nel frattempo mi accorgo che anche la fila davanti a me sta avanzando. Salto in macchina veloce onde evitare di essere linciato anch'io. Metto in moto, riprendo la marcia e accendo la radio. Dopo qualche minuto incomincio a provare quasi pena per quel camionista che voleva impatellarmi senza un motivo apparente. Abbiamo rischiato di metterci le mani addosso, é vero; ci siamo mandati a fare in culo a vicenda, é vero, ma nessuno dei due é stato così offensivo nei confronti dell'altro come quel tipo dell'altra macchina che gli ha dato dell'"extracomunitario di merda".
lunedì 20 ottobre 2008
signori e signori, secondo me questo é rock'n'roll:
http://www.youtube.com/watch?v=icW0_7efxpc
http://www.youtube.com/watch?v=pdY-sjG8-vk
(la line-up é quella classica 95-96...)
http://www.youtube.com/watch?v=icW0_7efxpc
http://www.youtube.com/watch?v=pdY-sjG8-vk
(la line-up é quella classica 95-96...)
venerdì 12 settembre 2008
Martedì pomeriggio sono andato al Teatro Dal Verme a vedere la London Sinfonietta. Ci sono andato per tre ragioni:
1- al momento sono ancora disoccupato e quindi flaneur a tempo pieno (c'é da dire che Milano offre molto a quelli come me - anzi, c'é così tanto da vedere che bisognerebbe non lavorare mai);
2- era gratis;
3- ho un disco loro a casa (quello uscito su Warp...non credo di averlo mai ascoltato una volta dall'inizio alla fine). Ho sentito l'esigenza di ampliare un po' i miei orizzonti musicali con nuove coordinate...non posso continuare ad andare in giro ascoltando Cheap Trick e Cars.
Harrison Birtwistle, chi era costui? Compositore inglese contemporaneo autore delle due lunghe composizoni eseguite dall'orchestra: Orpheus Elegies (per oboe, arpa e controtenore) e The Axe Manual (per pianoforte e percussioni). Pubblico per gran parte composto da anziani e turisti di passaggio. Pensionati che hanno letto la pagina degli appuntamenti sul Corriere Della Sera e cercano un modo per passare il pomeriggio (il concerto era alle 17). Sulla brochure dell'evento c'é scritto che il punto di riferimento di Birtwistle é Stravinskij anche se il ritmo é concepito con un criterio più cronometrico. Non conosco né Birtwistle né Stravinskij. Ho deciso che approfondirò la musica classica nel corso della mia quarta età. Non sono ancora pronto. Mi vergogno ma non ce la faccio. Musicisti della stramadonna per carità...peccato che per gran parte del concerto ho avuto in testa solo il riff di You Might Think. Me so' fatto na' dormita...
1- al momento sono ancora disoccupato e quindi flaneur a tempo pieno (c'é da dire che Milano offre molto a quelli come me - anzi, c'é così tanto da vedere che bisognerebbe non lavorare mai);
2- era gratis;
3- ho un disco loro a casa (quello uscito su Warp...non credo di averlo mai ascoltato una volta dall'inizio alla fine). Ho sentito l'esigenza di ampliare un po' i miei orizzonti musicali con nuove coordinate...non posso continuare ad andare in giro ascoltando Cheap Trick e Cars.
Harrison Birtwistle, chi era costui? Compositore inglese contemporaneo autore delle due lunghe composizoni eseguite dall'orchestra: Orpheus Elegies (per oboe, arpa e controtenore) e The Axe Manual (per pianoforte e percussioni). Pubblico per gran parte composto da anziani e turisti di passaggio. Pensionati che hanno letto la pagina degli appuntamenti sul Corriere Della Sera e cercano un modo per passare il pomeriggio (il concerto era alle 17). Sulla brochure dell'evento c'é scritto che il punto di riferimento di Birtwistle é Stravinskij anche se il ritmo é concepito con un criterio più cronometrico. Non conosco né Birtwistle né Stravinskij. Ho deciso che approfondirò la musica classica nel corso della mia quarta età. Non sono ancora pronto. Mi vergogno ma non ce la faccio. Musicisti della stramadonna per carità...peccato che per gran parte del concerto ho avuto in testa solo il riff di You Might Think. Me so' fatto na' dormita...
martedì 9 settembre 2008
Ricordo una vecchia bici Bianchi color verde acqua di mio padre. Quando non la usava lui per andare a lavorare era tutta mia e potevo scorrazzare per la città. Andavo a zonzo senza meta, per le vie della Pista e del Villaggio Europa. Impennavo, simulavo gli scatti e le volate, andavo senza mani. La trattavo malissimo sbattendondola di quà e di là senza ritegno ma lei resisteva sul filo del suo crollo strutturale. Era la mia bici del "No Future". D'estate la pigliavo per andare al bowling a Casalbagliano. Con me avevo sempre il mio walkman e quasi sempre la stessa cassetta. Era la memorbile estate del '90, quella di Totò Schillaci nonché quella in cui mi beccai tre materie: italiano, matematica e inglese. Quella cassetta era London Calling dei Clash. La comprai da Otello con 8500 lire. La prima cosa ad attirarmi era la foto in copertina. Certi dischi sono rock'n'roll fin dalla copertina. London Calling era uno di quelli. Non potevi sbagliarti. Una perfetta simbiosi tra suono e visione. Come l'icona di Santa Patti Smith su Horses o il cesso su Beggars Banquet degli Stones. Ognuno sceglie il suo immaginario a sedici anni...io venivo da una lunga fase in cui non riuscivo più a digerire un sibilo di synth o una chitarra che non avesse almeno un po' di distorsione. Una fase in cui mi perdevo fissando le copertine dei dischi: guardavo il dirigibile su Led Zeppelin I associando il souno vorticoso e roboante che si sente prima del ritornello di Babe, I'm gonna leave you a quello immaginato dalla mia mente del dirigibile che schianta al suolo. Ero malato. E lo sono tutt'ora. Magari un giorno vi parlerò degli effetti che ha avuto sulla formazione del mio immaginario rock la copertina del primo Black Sabbath...
Scalavo il cavalcavia che collega il quartiere Pista (dove abitavo) con il Cristo, scendendo a fuoco con I'm not down a fuoco nelle cuffie tra i vapori dell'asfalto rifuso dal caldo del luglio alessandrino, in quelle serate in cui si mangiavano le zanzare e le si bevevano assieme alla birra. Pensavo alle bombe spagnole, a Stagger Lee, Jimmy Jazz e le pistole di Brixton e a quella grande idea di punk rock che é London Calling. I Clash avevano a che fare con il rock'n'roll e tutto ciò che aveva a che fare con il rock'n'roll. Gente con la dinamite addosso.
Al bowlng spendevo le mie due o tre millette (tremila lire, ndr) a quei giochini del cazzo mentre il mio amico fenomeno del basket detto Jabba (in onore di Kareem Abdul Jabbar) tirava di stecca e diceva di essere capace di fare il volo del calabrone con la sua Stratocaster proprio come Stevie Ray Vaughan. Io però avevo in testa quella frase di Dylan che dice: "Se vuoi essere un fuorilegge, devi essere onesto". Forse la pensavo proprio riferita a Joe Strummer.
Scalavo il cavalcavia che collega il quartiere Pista (dove abitavo) con il Cristo, scendendo a fuoco con I'm not down a fuoco nelle cuffie tra i vapori dell'asfalto rifuso dal caldo del luglio alessandrino, in quelle serate in cui si mangiavano le zanzare e le si bevevano assieme alla birra. Pensavo alle bombe spagnole, a Stagger Lee, Jimmy Jazz e le pistole di Brixton e a quella grande idea di punk rock che é London Calling. I Clash avevano a che fare con il rock'n'roll e tutto ciò che aveva a che fare con il rock'n'roll. Gente con la dinamite addosso.
Al bowlng spendevo le mie due o tre millette (tremila lire, ndr) a quei giochini del cazzo mentre il mio amico fenomeno del basket detto Jabba (in onore di Kareem Abdul Jabbar) tirava di stecca e diceva di essere capace di fare il volo del calabrone con la sua Stratocaster proprio come Stevie Ray Vaughan. Io però avevo in testa quella frase di Dylan che dice: "Se vuoi essere un fuorilegge, devi essere onesto". Forse la pensavo proprio riferita a Joe Strummer.
C'era anche il reaggae che ascoltavo al Subbuglio quando cercavo di drogarmi con risultati altanelanti. Giocavo a bigliardino e vedevo gli omini del calciobalilla scattare sulla fascia. In fondo della Jamaica in quel preciso momento della mia vita non é che me ne fregasse molto.
London Calling per me era una grande festa, un disco da viaggio anche se dentro c'erano le bombe spagnole di cui non sapevo ancora niente. Era suonato come se fosse l'ultimo disco di rock'n'roll. Era ed é il più grande disco di rock'n'roll di tutti i tempi. Almeno per chi scrive. Lo portavo sempre con me. Un disco open air. Da macchina. Da bici. Da passeggio. Ovunque. Poi tornavo a casa e m'addormentavo con Doolittle dei Pixies sognando di saper fare anch'io le parti di Joey Santiago.
mercoledì 28 maggio 2008
Grandissimo Bill Callahan ieri sera. Un'ora abbondante di set. Un sound solido. Due chitarre, basso, batteria e zero fronzoli. Tutto fa da contorno alla bellissima voce di Bill che arpeggia con la sua telecaster tarocco e parla pochissimo, se non per dire qualche grazie ogni tanto. Peccato non si sia fatto vedere sino al momento in cui é salito sul palco. Avrei scambiato volentieri due battute con lui sul "sentirsi come un robot giù dal fiume".
Unico neo della serata: il concerto è cominciato all'una! Non capisco perché questi del Magnolia tirino sempre così tardi...
lunedì 31 marzo 2008
giovedì 20 marzo 2008
Ho sempre avuto gravi problemi di discalculia. Sono certo che da lì derivano la mia difficoltà nell'apprendimento della matematica e la mia avversione per i numeri. Questa condizione é sicuramente correlata alla mia pigrizia: fisica, mentale, esistenziale. Ho fatto il liceo linguistico apposta per evitare il più possibile la matematica. Nonostante questo sono stato rimandato per ben tre anni di fila. Ho fatto l'educatore sociale prima e il negoziante di dischi poi per finire nel commerciale siderurgico, con tutti i prezzi, i listini, i piani di taglio dei nastri e i calcoli che ho dovuto imparare a fare per questo lavoro. Penso a quella canzone di Venditti che dice: "la matematica non sarà mai il mio mestiere". Destino beffardo il mio...
"Solo i migliori fanno progressi, gli artisti fanno capolavori".
- Frase scritta su una bustina di zucchero.
"C'è un futuro luminoso per tutti voi bugiardi di professione".
- Elvis Costello, "How To Be Dumb".
"Devi sempre servire qualcuno".- Bob Dylan, "You Gotta Serve Somebody".
"Ti usano per i loro fottuti progetti sei solo il loro strumento per raggiungere il potere
Schiavo del sistema
Ti usano e poi non conti più niente
Le loro promesse non vengono mai mantenute quello per cui hai votato diventa soltanto uno stupido sogno
Schiavo del sistema
Inutile pedinaaaa
Paghi per qualcosa che non hai mai voluto paghi per il loro potere paghi per la loro gloria
Schiavo del sistema
Tu per loro non conterai mai niente
Schiavo del sistemaaaaa!!!".
- Wretched, "Schaivo Del Sistema"
"Solo i migliori fanno progressi, gli artisti fanno capolavori".
- Frase scritta su una bustina di zucchero.
"C'è un futuro luminoso per tutti voi bugiardi di professione".
- Elvis Costello, "How To Be Dumb".
"Devi sempre servire qualcuno".- Bob Dylan, "You Gotta Serve Somebody".
"Ti usano per i loro fottuti progetti sei solo il loro strumento per raggiungere il potere
Schiavo del sistema
Ti usano e poi non conti più niente
Le loro promesse non vengono mai mantenute quello per cui hai votato diventa soltanto uno stupido sogno
Schiavo del sistema
Inutile pedinaaaa
Paghi per qualcosa che non hai mai voluto paghi per il loro potere paghi per la loro gloria
Schiavo del sistema
Tu per loro non conterai mai niente
Schiavo del sistemaaaaa!!!".
- Wretched, "Schaivo Del Sistema"
martedì 18 marzo 2008
Ieri mattina avevo appuntamento a Varedo con un cliente. Sono partito da casa alle 8.15 e sono arrivato a destinazione alle 10.45. Credo di aver stabilito un record mondiale: 2 ore e mezza per fare 12 km!!!
Incidente in zona Niguarda. Traffico sconvolto per ore. Viale Marche, Lunigiana ed Enrico Fermi a passo d’uomo, per lunghi tratti completamente fermi. La gente che incomincia a sclerare: chi scende dalla macchina rassegnato, chi prende a pugni il clacson, chi si manda a fare in culo senza un motivo se non per il solo fatto di essere/esistere e quindi di darsi fastidio reciprocamente.
Io ce la metto tutta tirando fuori le mie scorte di autocontrollo. Ma è dura. Provo con Radio Popolare ma le notizie catastrofiche su Kosovo, Cina ed economia italiana mi fanno scazzare ancora di più. Fumarsi una sigaretta col finestrino giù in coda dietro a un tir non é molto salutare. Scelgo allora la terapia d’urto: metto su Nobody’s Watching, il live dei Pernice Brothers e lo sparo a fuoco per vedere cosa succede.
Incidente in zona Niguarda. Traffico sconvolto per ore. Viale Marche, Lunigiana ed Enrico Fermi a passo d’uomo, per lunghi tratti completamente fermi. La gente che incomincia a sclerare: chi scende dalla macchina rassegnato, chi prende a pugni il clacson, chi si manda a fare in culo senza un motivo se non per il solo fatto di essere/esistere e quindi di darsi fastidio reciprocamente.
Io ce la metto tutta tirando fuori le mie scorte di autocontrollo. Ma è dura. Provo con Radio Popolare ma le notizie catastrofiche su Kosovo, Cina ed economia italiana mi fanno scazzare ancora di più. Fumarsi una sigaretta col finestrino giù in coda dietro a un tir non é molto salutare. Scelgo allora la terapia d’urto: metto su Nobody’s Watching, il live dei Pernice Brothers e lo sparo a fuoco per vedere cosa succede.
Una mossa azzeccata.
Intono il mio singalong personale su ogni pezzo noncurante dell'opinione altrui, di chi mi passa a fianco e mi vede impugnare il cellulare come un microfono oppure picchiare sul volante come se fosse il rullante di una batteria. Come d’incanto cambia la mia visone della situazione. Incomincio a fare finta di essere il protagonista di un videoclip dei Pernice Brothers. La storia di uno pagato per vendere lamiera ma che in realtà é perennemente in balia delle melodie che invadono e pervadono la sua testa. Guidato dalle voci dell’ispirazione. Sempre. Anche nelle situazioni meno indicate alla fruizione della musica.
È da un po’ che voglio rendere omaggio a Joe Pernice.
Joe Pernice è un grande. Pochi contemporanei sanno scrivere canzoni come lui. Pop nell’accezione più nobile del termine. Qualcuno potrebbe dirmi giustamente: “ma i fratelli Gallagher, Robert Pollard, Stephen Merritt e i Teenage Fanclub dove li metti?”. Ok ragazzi, ma sono un’altra cosa...
Il nome di Joe Pernice può stare tranquillamente insieme a quelli sopracitati senza sfigurare assolutamente. Anzi.
Forse lui è sempre stato uno poco appariscente sia a livello fisico e che mediatico. Non si è mai vestito da mod all’inizio degli anni ’90, non è rientrato appieno nell’hype slacker, non è mai stato gay e non ha mai avuto un Nick Hornby qualunque che citasse un suo pezzo in una playlist.
Però, mi ripeto, è un grande artigiano del Pop. Un po’ Morrissey, un po’ Wilson e un po’ Harrison.
Soprattutto MOLTO se stesso.
Ho letto anche il suo libro su Meat Is Murder. Ho apprezzato molto il suo modo di trattare l’argomento, senza la spocchia del critico musicale, relazionando le sue esperienze d’ascolto del disco con i suoi effetti in età adolescenziale e i risvolti che questo ha avuto nel proseguo della sua vita. Leggendo il libro si è creata subito nella mia testa la sceneggiatura del filmino che nessuno girerà mai. 1985: una scuola cattolica di Boston, umiliazioni nell’ora di ginnastica, le prime sigarette, gli attacchi d’asma, le prime infatuazioni e una cassetta con sopra registrato Meat Is Murder.
Tra l’altro Meat Is Murder è il disco che ho ascoltato di più in questi ultimi mesi…sì, lo so: ci sono i muggiti delle mucche al macello ma quello che fa Johnny Marr con la chitarra è pazzesco. Nessuno come lui. Unico. Come Joe Pernice quando fa la cover di Talk Of The Town dei Pretenders.
P.S. La prossima volta che mi capita una merda del genere spero di avere con me Reign In Blood degli Slayer.
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